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Il Portale Oscuro e la Caduta di Stormwind



Mentre Kil’jaeden preparava l’Orda per la sua invasione ad Azeroth, Medivh continuava a combattere per la sua anima contro Sargeras. Re Llane, il nobile monarca di Stormwind, era preoccupato dell’oscurità che sembrava aver segnato lo spirito del suo amico. Re Llane condivise le sue preoccupazioni con Andium Lothas, l’ultimo discendente della dinastia Arathi, che nominò suo luogotenente. Anche così, nessuno avrebbe mai immaginato che la lenta discesa di Medivh nella pazzia avrebbe portato gli orrori che sarebbero arrivati.


Come incentivo finale, Sargeras promise di dare ancora più potere a Gul’dan se questi avesse acconsentito a guidare l’Orda ad Azeroth. Attraverso Medivh, Sargeras disse allo stregone che sarebbe diventato un dio se avesse trovato la tomba sottomarina dove la Guardiana Aegwynn aveva lasciato il corpo di Sargeras circa mille anni prima. Gul’dan acconsentì e decise che una volta che i cittadini di Azeroth fossero stati sconfitti, avrebbe trovato la leggendaria tomba e reclamato la sua ricompensa. Sicuro che l’Orda avrebbe svolto il suo lavoro senza problemi, Sargeras ordinò l’inizio dell’invasione.


Con uno sforzo comune, Medivh e gli stregoni del Consiglio dell’Ombra aprirono il portale dimensionale conosciuto come Portale Oscuro. Questo portale collegò Azeroth e il Draenor, e fu largo abbastanza da far passare gli eserciti. Gul’dan mandò degli Orchi esploratori per controllare la terra che si apprestavano a conquistare. Gli esploratori che tornavano assicurarono il Consiglio delle Ombre che il mondo di Azeroth poteva essere conquistato.


Ancora convinto che la corruzione di Gul’dan avrebbe distrutto la sua gente, Durotan parlò contro gli stregoni ancora una volta. Il coraggioso guerriero disse che gli stregoni stavano distruggendo la purezza dello spirito orchesco e che questa invasione sarebbe stata la loro maledizione. Gul’dan, non volendo rischiare uccidendo un così popolare eroe, forzò l’esilio di Durotan e del suo clan Frostwolf di quel nuovo mondo.


Dopo l’esilio dei Frostwolf attraverso il portale, dopo pochi clan orcheschi li seguirono. Questi Orchi crearono velocemente una base dentro Black Morass, una oscura e paludosa area lontano ad est del regno di Stormwind. Non appena gli Orchi cominciarono ad esplorare le nuove terre, subito ingaggiarono battaglia con gli umani che difendevano Stormwind. Anche se queste battaglie generalmente finivano subito, entrambe le parti cercavano di sfruttarle per capire i punti di forza e le debolezze della razza rivale. Llane e Lothar non furono mai capaci di ottenere dati accurati sul numero degli Orchi e potevano solo sperare di poter contenere la loro forza. Dopo alcuni anni la maggiorparte degli Orchi erano entrati in Azeroth, e Gul’dan decise che il tempo per un attacco più serio contro l’umanità era giunto. L’Orda lanciò tutta la sua potenza contro l’ignaro regno di Stormwind.


Mentre le forze di Azeroth e l’orda si scontravano in tutti il regno, conflitti interni insorgevano su entrambe le armate. Re Llane, che credette che i bestiali Orchi non fossero capaci della conquista di Azeroth, decise di tenere i suoi eserciti a difesa della capitale di Stormwind. Sir Lothar, d’altra parte, era convinto che la battaglia doveva spostarsi verso il nemico, e per questo fu forzato a scegliere tra le sue convinzioni e la sua lealtà al Re. Scegliendo di seguire il suo istinto, Lothar arrivò alla torre-fortezza di Medivh a Karazhan con l’aiuto del giovane apprendista mago, Khadgar. Khadgar e Lothar riuscirono a distruggere il Guardiano posseduto, che confermò di essere l’origine del conflitto. Uccidendo il corpo di Medivh, Lothar e il suo giovane apprendista inavvertitamente bandirono lo spirito di Sargeras nell’abisso. Come conseguenza, al puro, virtuoso spirito di Medivh fu concesso di vivere ancora… e vagare per il piano astrale per molti anni a venire.


Anche se Medivh era stato sconfitto, l’Orda continuò a sbaragliare i difensori di Stormwind. Mentre la vittoria dell’Orda era vicina, Orgrim Doomhammer, ome dei più grandi capi degli Orchi, cominciò a vedere la corruzione e la depravazione che si diffondeva tra i clan sin da quando erano nel Draenor. Il suo vecchio amico, Durotan, tornò dall’esilio e lo avvertì della slealtà di Gul’Dan. Come risposta, subito Gul’dan fece assassinare Durotan e la sua famiglia, lasciando in vita soltanto il suo figlio appena nato, che fu trovato poi da un ufficiale umano, Aedelas Blackmoore, e preso come schiavo.


Il piccolo orco un giorno sarebbe diventato il più grande leader che la sua gente avesse mai avuto.


Aprendo gli occhi a causa della morte di Durotan, Orgrim liberò l’Orda dalla corruzione demoniaca e assunse infine il tuolo di capo dell’Orda uccidendo il fantoccio di Gul’dan, Blackhand. Sotto il suo decisivo comando l’Orda assediò finalmente Stormwind Keep. Re Llane aveva di molto sottostimato la potenza dell’Orda, e guardò senza poter fare nulla mentre il suo regno cadeva agli invasori dalla pelle verde.


Lothar e i suoi guerrieri, ritornando a casa da Karazhan, sperarono di salvare la loro una volta gloriosa patria. Invece, tornarono troppo tardi e trovarono il loro amato regno in rovina. L’Orda orchesca continuava a conquistare le terre circostanti. Forzato a nascondersi, Lothar e i suoi compagni giurarono che avrebbero riconquistato la propria patria ad ogni costo.









L’Alleanza di Lordaeron



Lord Lothar raggruppò le rimanenti armate di Azeroth dopo la loro sconfitta a Stormwind Keep, e lanciò un massiccio esodo attraverso il mare fino ai regni del nord di Lordaeron. Convinto che l’Orda avrebbe distrutto completamente tutta l’umanità, se lasciata senza controllo, i capi delle sette nazioni umane si incontrarono e si accordarono per unirsi in quella che sarebbe stata l’Alleanza di Lordaeron. Per la prima volta in quasi tremila anni, le disparate nazioni di Arathor erano di nuovo riunite sotto un’unica bandiera. Scelto come Comandante Supremo delle Forze Alleate, Lord Lothar preparò le sue armate per l’arrivo dell’Orda.


Aiutato dai suoi luogotenenti, Uther The Lightbringer, l’Ammiraglio Daelin Proudmoore e Turalyon, Lothar riuscì a convincere le razze semi-umane di Lordaeron della minaccia che stava per arrivare. L’Alleanza riuscì ad ottenere il supporto dei Nani di Ironforge e di un piccolo numero di Elfi Alti di Quel’Thalas. Gli Elfi, capeggiati a quel tempo da Anasterian Sunstrider, erano molto poco interessati al conflitto che stava per arrivata, ma erano legati ad aiutare Lothas a causa della sua discendenza della dinastia Arathi, che aveva aiutato gli Elfi negli anni passati.


L’Orda, con a capo ora Warchief Doomhammer, portò gli Ogre dalla loro patria del Draenor e reclutò i Troll delle foreste Amani nelle proprie fila. Organizzando una massiccia campagna per eliminare il regno nanico di Khaz Modan e il sud di Lordaeron, l’Orda decimò efficaciemente tutti i suoi oppositori.


Le epiche battaglie della Seconda Guerra passavano da grandi battaglie navali a massicci combattimenti aerei. L’Orda riuscì a trovare in qualche modo un antico artefatto, l’Anima dei Demoni, e lo usò per schiavizzare l’antica Regina dei Draghi, Alexstrasza. Minacciandola di distruggere le sue preziose uova, l’Orda la costrinse a mandare i suoi figli in guerra. I nobili draghi rossi furono costretti a combattere per l’Orda.


La guerra infuriò sui continenti di Khaz Modan, Lordaeron e la stessa Azeroth. Come parte della sua campagna del nord, l’Orda riuscì a distruggere i confini di Quel’Thalas, assicurando comunque così l’aiuto degli Elfi all’Alleanza. Le grandi città di Lordaeron vennero razziate e devastate dal conflitto. A dispetto dell’assenza di rinforzi e dell’inferiorità numerica, Lothar e i suoi alleati riuscirono a tenere i loro nemici a bada.


Durante i giorni finali della Seconda Guerra, quando ormai la vittoria dell’Orda sull’Alleanza sembrava assicurata, una terribile contesa eruppe tra i due più potenti Orchi su Azeroth. Mentre Doomhammer preparava il suo assalto finale contro la Città Capitale di Lordaeron, un assalto che avrebbe distrutto ciò che rimaneva dell’alleanza, Gul’dan e i suoi seguaci abbandonarono i loro posti e presero il mare. Il selvaggio Doomhammer, avendo perso quasi metà delle sue forze per la slealtà di Gul’dan, fu costretto a ritirarsi e dimenticare la sua più grande possibilità di vittoria sull’Alleanza.


L’assetato di potere Gul’dan, ossessionato dal diventare un dio, mise in piedi una ricerca disperata per la tomba sottomarina di Sargeras, che credeva contenesse i segreti di un potere illimitato. Avendo già condannato i suoi seguaci Orchi a diventare gli schiavi della Legione Infuocata, Gul’dan non ebbe problemi a tradire Doomhammer. Seguito dai clan Stormreaver e Twilight’s Hammer, Gul’dan riuscì a trovare la Tomba di Sargeras in fondo al mare. Purtroppo, quando aprì le antiche porte, trovo soltanto demoni impazziti ad attenderlo.


Cercando di punire gli Orchi fuggitivi per il loro tradimento, Doomhammer mandò le sue forze per uccidere Gul’dan e riportare indietro i soldati. Per la sua avventatezza, Gul’dan fu ucciso dai demoni impazziti che aveva trovato. Con il loro leader morto, i clan rinnegati caddero velocemente sotto le legioni inferocite di Doomhammer. Anche se la ribellione era stata sedata, l’Orda non era capace di recuperare le terribili perdite che aveva sofferto. Il tradimento di Gul’dan aveva portato all’Alleanza non solo speranza, ma anche tempo di raggrupparsi e riorganizzarsi.


Lord Lothar, vedendo che l’Orda si stava disgregando dall’interno, prese le rimanenze delle sue forze e spinse Doomhammer a sud, indietro verso la terra ormai distrutta di Stormwind. Lì, le forze dell’Alleanza intrappolarono l’Orda che si ritirava nella fortezza vulcanica di Blackrock Spire. Anche se Lord Lothar cadde in battaglia alla base di Blackrock Spire, il suo luogotenente, Turalyon, riprese le forze dell’Alleanza e guidò l’Orda indietro nelle paludose Swamp Of Sorrows. Le forze di Turalyon riuscirono a distruggere il Portale Oscuro, il portale mistico che collegata gli Orchi alla loro patria nel Draenor. Tagliati dai rinforzi e disgregati dalle ostilità interne, l’Orda finalmente cadde sotto la potenza dell’Alleanza.


I clan orcheschi sparpagliati furono presto circondati e messi in campi di internamento. Anche se sembrava che l’Orda fosse stata sconfitta una volta per tutte, alcuni rimanevano scettici che la pace sarebbe durata. Khadgar, ora Arcimago, convinse l’alto comando dell’Alleanza a costruire la Fortezza di Nethergarde che avrebbe controllato le rovine del Portale Oscuro e si sarebbe assicurata che non ci fossero ulteriori invasioni dal Draenor.









L’Invasione di Draenor



Quando si pose fine alla Seconda Guerra, l’Alleanza prese misure aggressive per contenere la minaccia orchesca. Un gran numero di campi di internamento, diventati casa per gli Orchi catturati, furono costruiti nel sud del Lordaeron. Controllati sia dai Paladini che dai soldati veterani dell’Alleanza, i campi erano un grande successo. Anche se gli Orchi catturati erano ansioni di combattere ancora una volta, i campi mantenevano la pace e l’ordine.


Comunque, sul mondo infernale del Draenor, un nuovo esercito orchesco si preparava a colpire l’ignara Alleanza. Ner’zhul, il mentore di Gul’dan, richiamò i rimanenti clan degli Orchi sotto la sua oscura bandiera. Aiutato dal clan Shadowmoon, il vecchio sciamano pianificò l’apertura di alcuni portali su Draenor che avrebbero portato l’Orda a nuovi e sconosciuti mondi. Per poter aprire questi portali, aveva bisogno di alcuni artefatti incantati di Azeroth. Per procurarli, Ner’zhul riaprì il Portale Oscuro e mandò i suoi servi attraverso di esso.


La nuova Orda, comandata da capi veterani come Grom Hellscream e Kilrogg Deadeye (del clan Bleeding Hollow), sorpresero le difese dell’Alleanza e le travolsero. Sotto il comando di Ner’zhul, gli Orchi velocemente presero gli artefatti di cui necessitavano e fuggirono di nuovo nel Draenor.


Re Terenas di Lordaeron, convinto che gli Orchi stessero preparando una nuova invasione di Azeroth, chiamò i suoi più fidati luogotenenti. Ordinò al Generale Turalyon e all’Arcimago Khadgar, di comandare una spedizione attraverso il Portale Oscuro per porre fine alla minaccia orchesca una volta per tutte. Le forze di Turalyon e Khadgar marciarono nel Draenor e si scontrarono ripetutamente con i clan di Ner’zhul nelle Hellfire Peninsula. Anche con l’aiuto dell’elfa alta Alleria Windrunner, il nano Kurdran Wildhammer e il soldato veterano Danath Trollbane, Khadgar non riuscì ad impedire a Ner’zhul di aprire i suoi portali verso gli altri mondi.


Ner’zhul riuscì finalmente nel suo intento, ma non prevedette il terribile prezzo che avrebbe pagato. Le tremende energie dei portali cominciarono a distruggere Draenor. Mentre le forze di Turalyon combattevano disperatamente per ritornare alla loro patria ad Azeroth, il mondo del Draenor cominciava a crollare su sé stesso. Grom Hellscream e Kilrogg Deadeye, realizzando che i folli piani di Ner’zhul avrebbero condannato la loro intera razza, presero i rimanenti orchi e fuggirono verso Azeroth.


Sul Draenor, Turalyon e Khadgar acconsentirono a fare l’ultimo sacrificio distruggendo il Portale Oscuro dalla loro parte. Anche se questo fosse costato le loro vite, e le vite dei loro compagni, sapevano che era l’unica cosa da fare per assicurare la sopravvivenza di Azeroth. Anche se Hellscream e Deadeye riuscirono a farsi strada attraverso gli eserciti umani e ad arrivare ad Azeroth, il Portale Oscuro esplose dietro di loro. Per loro, e gli Orchi che si trovavano su Azeroth, non c’era modo di tornare indietro.


Nerz’hul e il suo leale clan Shadowmoon passarono attraverso il più grande dei portali appena craeti, mentre una massiccia eruzione vulcanica spezzava in due i continenti del Draenor. I mari brucianti sorsero e la terra distrutta di quel mondo torturato veniva finalmente consumata in una apocalittica esplosione.









La Nascita del Re Lich



Ner’zhul e i suoi seguaci entrarono nelle Twisting Nether, il piano etereo che connetteva tutti i mondi sparsi per l’Aldilà Oscuro. Sfortunatamente Kil’jaeden e i suoi servi demoniaci li stavano aspettando. Kil’jaeden, che voleva vendetta su Ner’zhul per la sua sconfitta, lentamente distrusse il corpo dello sciamano, pezzo per pezzo. Kil’jaeden tenne lo spirito dello sciamano vivo e intatto, lasciando Ner’zhul cosciente e sofferente mentre il suo corpo veniva smembrato. Anche se Ner’zhul pregava il demone di rilasciare il suo spirito e lasciarlo morire, il demone replicò che il Patto di Sangue che avevano fatto tempo prima ancora lo legava a lui, e allora Ner’zhul propose di servirlo ancora.


Il fallimento degli Orchi nella conquista del mondo per la Legione Infuocata costrinse Kil’jaeden a creare un nuovo esercito per portare il caos nei regni di Azeroth. A questo nuovo esercito non sarebbe stato permesso di cadere preda delle stesse sciocche rivalità e guerre interne che avevano plagiato l’Orda. Sarebbe stato senza pietà e concentrato sulla missione. Questa volta, Kil’jaeden non poteva permettersi di fallire.


Tenendo bloccato lo spirito di Ner’zhul, Kil’jaeden gli diede l’ultima scelta di servire la Legione o soffrire un tormento eterno. Ancora una volta, Ner’zhul acconsentì al patto del demone. Lo spirito di Ner’zhul fu piazzato dentro un blocco di ghiaccio duro come il diamante, ottenuto dalle profondità delle Twisting Nether. Incassato nel ghiaccio, Ner’zhul sentì la sua consapevolezza espandersi di migliaia di volte. Forgiato dai poteri caotici dei demoni, Ner’zhul divenne un essere spettrale di incredibile potere. In quel momento, l’Orco conosciuto come Ner’zhul venne distrutto per sempre, e il Re Lich prese vita.


I seguaci di Ner’zhul e il clan Shadowmoon furono anche trasformati dalle energie caotiche demoniache. I malvagi incantatori furono smembrati e ricostruiti come Lich scheletrici. I demoni si assicurarono che vivessero nella morte, e che avrebbero servito Ner’zhul senza fare domande.


Quando il tempo fu giunto, Kil’jaeden spiegò la missione per la quale aveva creato il Re Lich. Ner’zhul avrebbe sparso una piaga di morte e terrore attraverso Azeroth che avrebbe eliminato la civilizzazione umana per sempre. Tutti quelli che sarebbero morti in seguito alla piaga sarebbero risorti come non morti, e i loro spiriti sarebbero stati legati alla ferrea volontà di Ner’zhul per sempre. Kil’jaeden promise che se Ner’zhul avesse compiuto la sua missione oscura di cancellare l’umanità dal mondo, sarebbe stato libero da quella maledizione e avrebbe avuto un nuovo corpo dove abitare.


Anche se Ner’zhul aveva acconsentito e sembrava ansioso di giocare la sua parte, Kil’jaeden rimaneva scettivo sulla sua lealtà. Tenendo il Re Lich senza corpo e intrappolato nel blocco di cristallo si era assicurato la sua buona condotta per un po’ di tempo, ma il demone sapeva che avrebbe dovuto tenerlo d’occhio. Per questo motivo, Kil’jaeden chiamò le sue guardie demoniache d’elite, i vampirici Signori delle Tenebre, per assicurarsi che Ner’zhul compiesse i suoi doveri. Tichondrius, il più potente e abile dei Signori delle Tenebre, era affascinato dalla severità della piaga e del potenziale del Re Lich per il genocidio.









Icecrown e il Trono Ghiacciato



Kil’jaeden lanciò il blocco di ghiaccio di Ner’zhul nel mondo di Azeroth. Il duro cristallo attraverso il cielo notturno e si schiantò nel desolato continente artico del Northrend, conficcandosi profondamente nel ghiacciaio di Icecrown. Il cristallo ghiacciato, forgiato e sfregiato dalla violenta discesa, divenne somigliante a un trono, con lo spirito vendicativo di Ner’zhul seduto sopra di esso.


Dai confini del Trono Ghiacciato, Ner’zhul cominciò a raggiungere con la sua vasta coscienza alcune delle menti degli abitanti del Northrend. Con poco sforzo, schiavizzò le menti di molte creature indigene, inclusi Troll dei Ghiacci e Wendigo. I suoi poteri psichici sembravano senza limiti, e li isò per creare una piccola armata che tenne nei labirinti di Icecrown. Mentre il Re Lich faceva crescere le sue abilità sotto l’occhio vigile dei Signori delle Tenebre, scoprì un lontano insediamento umano sulle frange del vasto Dragonblight. Così, Ner’zhul decise di testare i suoi poteri sugli ignari umani.


Ner’zhul lanciò una piaga di non morte, che si originò dalle profondità del Trono Ghiacciato, uscendo verso le terre artiche circostanti. Controllando la piaga solo con la sua volontà, la guidò dritta al villaggio umano. Entro tre giorni, l’intero insediamento era morto, ma poco dopo i cittadini morti cominciarono a riprendere vita come zombie. Ner’zhul potè sentire i loro spiriti individuali e i pensieri come se fossero propri. La furiosa cacofonia nella sua mente fece crescere ulteriormente il potere di Ner’zhul, mentre gli spiriti gli davano il nutrimento di cui necessitava. Scoprì che era un gioco da ragazzi controllare le azioni degli zombie per fargli fare tutto ciò che desiderava.


Nei mesi seguenti, Ner’zhul continuò gli esperimento con la sua piaga della non morte soggiogando tutti gli abitanti umani del Northrend. Con la sua armata che cresceva ogni giorno, sapeva che il tempo per il suo vero test era vicino.









La Battaglia di Grim Batol



Contemporaneamente, nelle terre del sud devastate dalla guerra, gli sparpagliati membri dell’Orda combattevano per la loro sopravvivenza. Anche se Grom Hellscream e il suo clan Warsong riuscirono ad evadere la cattura, Deadeye e il suo clan Bleeding Hollow furono catturati e messi in un campo di internamento a Lordaeron. Nonostante le rivolte, i guardiani dei campi ristabilivano presto il controllo sugli Orchi.


Comunque, nascosti all’Alleanza, un grande gruppo di Orchi ancora vagavano nelle terre di Khaz Modan. Il clan Dragonmaw, capeggiato dal malfamato stregone Nekros, usò un antico artefatto conosciuto come l’Anima dei Demoni per controllare la Regina dei Draghi, Alexstrasza, e il suo stormo di draghi. Con la Regina dei Draghi in ostaggio, Nekros creò un’armata segreta entro l’abbandonata (e alcuni dicono maledetta) fortezza Wildhammer di Grim Batol. Pianificando di rilasciare le loro forze e i potenti draghi rossi sull’Alleanza, Nekros sperò di riunire l’Orda e continuare la conquista di Azeroth. La sua visione non ebbe futuro: un piccolo gruppo di combattenti della resistenza, comandati dal mago umano Rhonin riuscirono a distruggere l’Anima dei Demoni e liberare la Regina dei Draghi dalla presa di Nekros.


Nella sua furia, Alexstrasza distrusse Grim Batol e incenerì la maggiorparte del clan Dragonmaw. I grandi piani di riunificazione di Nekros vennero distrutti quando le truppe dell’Alleanza circondarono i rimanenti Orchi sopravvissuti e li gettarono nei campi di internamento. La sconfitta del clan Dragonmaw segnò la fine dell’Orda, e la fine della furiosa sete di sangue degli Orchi.









Il Letargo degli Orchi



I mesi passarono, e sempre più Orchi venivano catturati e messi nei campi di internamento. Quando i campi cominciarono ad essere sovraffollati, l’Alleanza fu costretta a costruirne di nuovi nelle pianure a sud dei Monti Alterac. Per mantenere il crescente numero di campi, Re Terenas alzò una nuova tasse sulle nazioni dell’Alleanza. Questa tassa, insieme con le già alte tensioni politiche per le dispute sui confini, creò un’agitazione diffusa. Sembrava che il fragile patto che aveva unità le nazioni umane nella loro ora più buia potesse rompersi in ogni momento.


Nonostante questi problemi, molti dei guardiani dei campi diedero notizia del fatto che i tentativi di fuga e di rivolta degli Orchi nei campi di internamento erano grandemente diminuiti. Gli Orchi stavano diventando pigri e letargici. Anche se era difficile da credere, gli Orchi, una volta la razza più aggressiva mai vista su Azeroth, aveva completamente perso la volontà di combattere. Lo strano letargo confuse i capi dell’Alleanza e continuò ad indebolire gli Orchi.


Alcuni pensarono a qualche strana malattia, contraibile solo dagli Orchi, che portava a questo letargo. Ma l’Arcimago Antonidas di Dalaran pose differenti ipotesi. Cercando quello che riuscì nella storia orchesca, Antonidas imparò che gli Orchi erano stati sotto l’influenza demoniaca per generazioni. Speculò che gli Orchi erano stati corrotti da questi poteri prima della loro invasione ad Azeroth. Chiaramente, i demoni avevano inferocito gli Orchi, e tramutandoli in simili bruti si erano garantiti la loro forza, resistenza, e aggressione.


Antonidas teorizzò che il comune letargo degli Orchi non era una malattia, ma una conseguenza di una ritirata razziale dalla magia degli stregoni che li rese i terribili guerrieri assetati di sangue che erano. Anche se i sintomi erano chiari, Antonidas non riuscì a trovare una cura per la condizione attuale degli Orchi. Allora molti dei suoi seguaci maghi, come molti dei capi dell’Alleanza, convennero che trovare una cura per gli Orchi sarebbe stato imprudente. Lasciato a ponderare sulla misteriosa condizione degli Orchi, la conclusione di Antonidas fu che la cura per gli Orchi dovesse essere spirituale.









La Nuova Orda



Il capo dei guardiani dei campi di internamento, Aedelas Blackmoore, controllava i prigionieri Orchi dalla sua fortezza-prigione, Durnholde. Un orco in particolare destava il suo interesse: l’orfano infante che aveva trovato diciotto anni prima. Blackmoore aveva cresciuto il giovane maschio come suo schiavo favorito e lo aveva chiamato Thrall. Gli aveva insegnato tattiche, filosofia e combattimento. Thrall era stato addestrato come gladiatore. Il guardiano corrotto cercò di trasformare l’orco in un’arma.


A dispetto della sua dura educazione, il giovane Thrall diventò un orco con uno spirito forte, che sapeva nel suo cuore che la vita da schiavo non era per lui. Quando crebbe e arrivo alla maturità, imparò sulla sua gente, gli Orchi, che non aveva mai incontrato: dopo la loro sconfitta, la maggiorparte di loro erano stati messi nei campi di internamento. Voci dicevano che Doomhammer, l’orco capo, era fuggito da Lordaeron e si era nascosto. Solo un clan ancora operava in segreto, cercando di evadere agli occhi dell’Alleanza.


L’inesperto ma pieno di risorse Thrall decise di fuggire dalla fortezza di Blackmoore e di cercare gli altri della propria specie. Durante i suoi viaggi Thrall visitò i campi di internamento e trovò la sua razza, una volta potente, stranamente intimorita e letargica. Non trovando i prodi guerrieri che sperava di trovare, Thrall si mise alla ricerca dell’ultimo capo degli Orchi, Grom Hellscream.


Costantemente cacciato dagli umani, Hellscream riusciva a mantenere alta la voglia di combattere dell’Orda. Aiutato dal suo devoto clan Warsong, Hellscream continuò a tenere in piedi una guerra sotterranea contro l’oppressione del suo popolo. Sfortunatamente, Hellscream non trovò mai un modo per risvegliare gli Orchi catturati dal loro torpore. L’impressionabile Thrall, ispirato dall’idealismo di Hellscream, sviluppò una forte empatia per l’Orda e le sue tradizioni guerriere.


Cercando la verità sulle sue origini, Thrall viaggiò verso il nord per trovare il leggendario clan Frostwolf. Thrall imparò che Gul’dan aveva esiliato i Frostwolf durante i primi giorni della Prima Guerra. Scoprì anche di essere figlio ed erede dell’eroe orco Durotan, il vero capo dei Frostwolf che era stato ucciso circa vent’anni prima.


Sotto la tutela del venerabile sciamano Drek’Thar, Thrall studiò la cultura sciamanistica della sua gente, che era stata dimenticata sotto il regno malvagio di Gul’dan. Col tempo, Thrall diventò un potente sciamano e prese il posto che aveva di diritto come capo degli esiliati Frostwolf. Potenziato dagli stessi elementi e guidato alla ricerca del proprio destino, Thrall si adoperò per liberare i clan catturati e guarirli dalla corruzione demoniaca.


Durante i suoi viaggi, Thrall trovò l’anziano capo, Orgrim Doomhammer, che aveva vissuto come un eremita per molti anni. Doomhammer, che era stato un caro amico del padre di Thrall, decise di seguire il giovane, visionario orco ed aiutarlo a liberare i clan catturati. Supportato da molti dei capi veterani, Thrall riuscì a rivitalizzare l’Orda dando alla sua gente una nuova identità spirituale.


Per simboleggiare la rinascita del suo popolo, Thrall ritornò alla fortezza di Blackmoore a Durnholde e pose una fine decisiva ai piani del suo precedente maestro assediando i campi di internamento. La sua vittoria non fu senza prezzo: durante la liberazione di uno dei campi, Doomhammer cadde in battagila.


Thrall prese il leggendario martello da guerra di Doomhammer e indossò la sua armatura di piastre nera per diventare il nuovo capo dell’Orda. Durante i mesi seguenti, la piccola Orda di Thrall si occupò degli altri campi di internamento e rese inutili i tentativi dell’Alleanza di controbattere le sue strategie. Incoraggiato dal suo amico e mentore, Grom Hellscream, Thrall lavorò per assicurarsi che la sua gente non sarebbe mai più stata schiavizzata.









La Guerra dei Ragni



Mentre Thrall stava liberando i suoi fratelli a Lordaeron, Ner’zhul continuava a costruire la sua base nel Northrend. Una grande cittadella fu eretta sul ghiacciaio Icecrown e controllata dalle crescenti legioni di non morti. Anche se il Re Lich aveva esteso la sua influenza sulla terra, un impero oscuro resisteva al suo potere. L’antico e sotterraneo regno di Azjol-Nerub, fondato da una sinistra razza di ragni umanoidi, mandò i loro guerrieri d’elite ad attaccare Icecrown e porre fine alla sete di conquista del Re Lich. Con immensa frustrazione, trovò che i malvagi nerubiani erano immuni non solo alla piaga, ma anche alla sua dominazione telepatica.


I ragni nerubiani comandavano vaste forze e avevano una rete sotterranea che ricopriva la metà del Northrend. I loro attacchi mordi-e-fuggi sulle fortezze del Re Lich resero inutili i suoi sforzi per fermarli. Alla fine, la guerra di Ner’zhul contro i nerubiani ebbe termine. Con l’aiuto dei Signori delle Tenebre e di innumerevoli guerrieri non morti, il Re Lich invase Azjol-Nerub e fece crollare i tempi sotterranei dei ragni sopra le loro teste.


Anche se i nerubiani erano immuni alla piaga, il potere necromantico di Ner’zhul gli permise di riportare in vita i corpi dei ragni guerrieri e legarli alla sua volontà. A testimonianza della loro tenacia e del loro coraggio, Ner’zhul adottò la particolare architettura nerubiana per le proprie strutture. Lasciato a regnare sul suo regno senza oppositori, il Re Lich si preparò per la sua vera missione nel mondo. Raggiunte le terre umane con la sua coscienza, il Re Lich chiamò ogni anima oscura che potesse ascoltarlo.









Kel’Thuzad e la Creazione della Piaga



C’era un manipolo di potenti individui sparsi nel mondo che avevano sentito i richiami mentali del Re Lich dal Northrend. Il più notevole di loro era l’Arcimago di Dalaran, Kel’Thuzad, che era uno dei membri anziani del Kirin Tor, il consiglio che reggeva Dalaran. Era stato considerato un anticonformista per anni a causa della sua insistenza nello studiare la proibita arte della necromanzia. Desideroso di imparare tutto ciò che poteva sul regno magico e sulle sue oscure meraviglie, era frustrato vedendo che i suoi pari avevano pensieri così antiquati e privi di immaginazione. Sentento il potente richiamo dal Northrend, l’Arcimago cercò di comunicare con la voce misteriosa. Convinto che il Kirin Tor fosse troppo timoroso per comprendere il potere e la conoscenza inerenti le arti oscure, se ne andò via per imparare ciò che voleva dall’immensamente potente Re Lich.


Lasciandosi alle spalle le sue ricchezze e il prestigio politico, Kel’Thuzad abbandonò le vie del Kirin Tor e lasciò Dalaran per sempre. Con la voce del Re Lich sempre nella sua testa, vendette i suoi vasti possedimenti e immagazzinò le sue fortune. Viaggiando solo per molte leghe, sia per terra che per mare, finalmente arrivò sulle coste ghiacciate del Northrend. Intento a raggiungere Icecrown e ad offrire i suoi servigi al Re Lich, l’Arcimago passò attraverso il devastato regno di Azjol-Nerub. Kel’Thuzad vide direttamente la determinazione e la ferocia del potere di Ner’zhul. Cominciò a realizzare che allearsi con il misterioso Re Lich poteva rivelarsi saggio e potenzialmente fruttuoso.


Dopo lunghi mesi di cammino nelle regioni artiche, Kel’Thuzad finalmente raggiunge il ghiacciaio oscuro di Icecrown. Coraggiosamente si avviò verso la cittadella oscura di Ner’zhul e fu scioccato quando le guardie non morte lo lasciarono passare come se fosse atteso.


Kel’Thuzad discese profondamente nella fredda terra e trovò la strada per il fondo del ghiacciaio. Lì, nella caverna senza fine di ghiaccio e ombre, si prostrò davanti al Trono Ghiacciato e offrì la sua anima al signore oscuro della morte.


Il Re Lich fu compiaciuto del suo ultimo acquisto. Promise a Kel’Thuzad l’immortalità e grande potere in cambio della sua lealtà e obbedienza. Affamato di conoscenza oscura e di potere, Kel’Thuzad accettò la sua prima grande missione. Andare nel mondo degli uomini e fondare una nuova religione che avrebbe venerato il Re Lich come un dio.


Per aiutare l’Arcimago a compiere la sua missione, Ner’zhul lasciò l’umanità di Kel’Thuzad intatta. L’anziano ma ancora carismatico mago fu incaricato di i usare i suoi poteri di illusione e persuasione per traformare le masse oppresse di Lordaeron in soldati credenti e fedeli. Allora, una volta avuta la loro attenzione, avrebbe offerto loro una nuova visione della società, e una nuova figura da chiamare re.


Kel’Thuzad ritornò a Lordaeron camuffato, e nel giro di tre anni, usò le sue ricchezze e il suo intelletto per riunire una fratellanza di uomini e donne. Questa fratellanza, chiamata il Culto dei Dannati, prometteva ai suoi accoliti uguaglianza sociale e via eterna su Azeroth in cambio del loro servizio e dell’obbedienza a Ner’zhul. Quando i mesi passarono, Kerl’Thuzad trovò molti volontari per il suo culto tra gli stanchi lavoratori di Lordaeron. Fu sorprendentemente facile per Kel’Thuzad compiere la sua missione, cioè trasferire la fede dei cittadini nella Luce Sacra in quella per l’ombra oscura di Ner’zhul. Quando il Culto dei Dannati crebbe in dimensioni e in influenza, Kel’Thuzad si assicurò di nascondere il suo lavoro alle autorità di Lordaeron.


Con il successo di Kel’Thuzad a Lordaeron, il Re Lich fece le preparazioni finali per il suo assalto contro la civilizzazione umana. Piazzando le energie della sua piaga in alcuni artefatti portatili chiamati calderoni della piaga, Ner’zhul ordinò a Kel’Thuzad di trasportare i calderoni a Lordaeron, dove sarebbero stati nascosti da alcuni cittadini controllati dal culto. I calderoni, protetti dai cultisti locali, avrebbero funzionato come generatori della piaga, propagando la piaga tra le fattorie e ke città del nord del Lordaeron.


Il piano del Re Lich funzionò alla perfezione. Molti dei villaggi a nord di Lordaeron furono contaminati quasi immediatamente. Come avvenne nel Northrend, i cittadini che contrassero la piaga morirono e risorsero come servi del Re Lich. I cultisti sotto Kel’Thuzad erano impazienti di morire e risorgere al servizio del loro signore oscuro. Essi esultavano attendendo l’immortalità attraverso la morte. Quando la piaga si sparse, molti più zombie sorsero nelle terre del nord. Kel’Thuzad guardò la crescente armata del Re Lich e la nominò il Flagello, che avrebbe presto marciato alle porte di Lordaeron e cancellato l’umanità dalla faccia della terra.









Le Schegge dell’Alleanza



Ignari del culto della morte che si formava nelle loro terre, i capi delle nazioni dell’Alleanza cominciarono a discutere sui possedimenti territoriali e sulla decrescente influenza politica. Re Terenas di Lordaeron cominciò a sospettare che il fragile patto che aveavano forgiato durante le loro ore più buie non sarebbe durato a lungo. Terenas convinse i capi dell’Alleanza a usare denaro e lavoratori per aiutare la ricostruzione del regno di Stormwind , che fu distrutto durante l’occupazione orchesca di Azeroth. L’aumento della tasse che ne risultò, insieme alle alte spese di mantenimento dei numerosi campi di internamento degli orchi, portò molti capi, Genn Greymane di Gilneas in particolare, a credere che i loro regni sarebbero stati meglio se separati dall’Alleanza.


A peggiorare le cose, gli Elfi Alti di Silvermoon rescinsero bruscamente la loro fedeltà all’Alleanza, valutando che la mancanza di leadership degli umani aveva portato a bruciare le loro foreste durante la Seconda Guerra. Terenas combattè contro la sua impazienza e ricordò agli Elfi che niente di Quel’Thalas sarebbe rimasto se non fosse stato per i centinaia di umani che avevano dato le loro vite per difenderla. Nonostante ciò, gli Elfi decisero di andare per la propria strada. Dopo la secessione degli Elfi, anche Gilneas e Stromgarde fecero lo stesso.


Anche se l’Alleanza stava crollando, Re Terenas aveva ancora alleati su cui contare. Sia l’Ammiraglio Proudmoore di Kul Tiras che il giovane re, Varian Wrynn di Azeroth, rimasero con l’Alleanza. In seguito, anche i maghi del Kirin Tor, con a capo l’Arcimago Antonidas, confermarono la loro lealtà al regno di Terenas. Forse la più importante di tutte fu la fedeltà del potente re nano, Magni Bronzebeard, che disse che i nani di Ironforge avrebbero per sempre avuto un debito di onore con l’Alleanza per aver liberato Khaz Modan dal controllo dell’Orda.






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